Verità e (in)giustizia

Verità e (in)giustizia

Nella vicenda che qui stiamo raccontando, va dato atto a chi persegue la ricerca della verità, perché c’è anche chi svolge il proprio ruolo con scrupolo professionale nella Sanità pubblica.

In merito alla dichiarazione della Corte di Appello che dichiara:

“… considerazione rispetto alla quale nulla di preciso è stato replicato da parte del consulente dei ricorrenti”.

Va precisato quanto segue :

Il giorno 12 luglio 2010 è stata depositata presso il Tribunale la relazione (che pubblichiamo in questo sito) del consulente di parte dei ricorrenti, ma né il CTU né il Giudice ne hanno tenuto conto. Perché?

La sentenza del Tribunale è stata depositata il 19 luglio e vi erano tutti i tempi necessari per un approfondimento.

Perché non si è voluto tenerne conto?

Forse la sentenza era già stata decisa prima dell’esame della documentazione fornita?

Ecco perché non risponde al vero quanto sostenuto dalla Corte di Appello.

Viene il sospetto che l’esito della sentenza fosse già deciso prima di essersi accertato di tutti i fatti realmente avvenuti.

Nella sentenza, infatti, non si fa rifermento alla relazione del CTP consegnata nei tempi previsti, e comunque molto prima della sentenza. Perché ?

Perché, sia nella sentenza del Tribunale, sia in quella della Corte di Appello, non si fa nessun riferimento alla relazione del CTP visto che la stessa Corte di Appello ne fa espresso richiamo?

Inoltre, il CTU, oltre ad essere dipendente dell’ospedale, dove più volte il bambino è stato ricoverato, è un infettivologo, mentre sarebbe stato più corretta la presenza di un neurologo, possibilmente pediatrico.

Vaccini e disturbi - sito

La sentenza e l’Epatite

Fa specie che la Corte di Appello nella sua relazione alla sentenza fa riferimento all’epatite “C” di cui il bambino è portatore: questo è un fatto scontato e a conoscenza della struttura sanitaria pubblica che, per altro ne ha accertato l’esistenza.

Anzi. Se l’epatite di cui il bambino è portatore, può esserne stata una delle cause che avrebbe scatenato la reazione al vaccino,

chi avrebbe dovuto segnalare il possibile contrasto con i vaccini, se non il SSN attraverso l’ASL?

Perché la Corte d’Appello non chiama in causa la responsabilità dell’ASL che non ha vigilato sulla somministrazione del vaccino in presenza della patologia dell’epatite?

Perché nelle sentenze, sia quella del Tribunale, sia quella della Corte di Appello, non si mai riferimento alla nostra legittima richiesta dei lotti vaccinali avvenuta nel 2004 e che la stessa ASL non ci ha mai fornito?

Perché nella sentenza non viene mai citato il ricovero presso l’ospedale, e di cui il CTU è dipendente, avvenuto da 1 al 4 settembre? E perché a seguito del perdurare delle febbre alta e dove, in quattro giorni di ricovero, non è stata eseguita la RM?

Se si fossero stati eseguiti più approfonditi esami, avremmo evitato la successiva vaccinazione avvenuta il 23 settembre.

Ecco perché riteniamo illogiche e carenti di motivazioni la sentenza.

Ci sono troppi sospetti sulla liceità di affermazioni contenute nella motivazione della sentenza.

E’ stato fatto quando previsto dal nostro ordinamento giudiziario per la ricerca della verità? Pensiamo proprio di no. Troppi interessi hanno condizionato l’esito della sentenza. E troppi Perché senza risposta.

Ecco perché crediamo che la sentenza non rappresenti la ricerca della verità.

Nella vicenda che qui stiamo raccontando, va dato atto a chi persegue la ricerca della verità, perché c’è anche chi svolge il proprio ruolo con scrupolo professionale nella Sanità pubblica.

Da tutta questa vicenda abbiamo imparato a non generalizzare e a distinguere, perché, anche nella Sanità Pubblica, c è chi svolge il proprio ruolo, sempre e comunque, nell’interesse del cittadino utente. Queste persone sono sicuramente la stragrande maggioranza, e alle quali va il nostro totale e convinto Grazie.

Pensiamo per esempio, alla responsabile dell’ “Area Territoriale Prevenzione dell’ASL di Como” che, di fronte alle motivazioni espresse in merito alla sicurezza dei vaccini, in presenza della patologia dell’Epatite, dispone la ricerca degli anti-corpi attraverso dei nuovi prelievi.

Visti gli esiti, decide di sospendere le vaccinazioni.

Il fatto che la responsabile dell’ Area Territoriale Prevenzione dell’ASL di Como ha ritenuto dover sospendere le vaccinazioni, conferma che, in presenza della patologia dell’Epatite, i vaccini possono essere dannosi .

Portroppo, questo stesso scrupolo, professionale ed etico, non è stato espresso da altri “soggetti”.

“…Alla luce di tutto quanto riportato nella ricostruzione dei fatti con l’anamnesi, nell’analisi della documentazione clinica esistente, nonché degli aspetti giuridici legati alla legge 210/92, è possibile affermare con ragionevole sicurezza che fra le vaccinazioni e la reazione avversa, esiste un nesso causale, o quanto meno concausale.”

Vaccini e disturbi

“…Pur di negare il nesso causale con i vaccini, in molte occasioni vengono avanzate ipotesi assolutamente indimostrate e indimostrabili, al solo scopo di coprire le responsabilità per mancata vigilanza, anche incolpevole, dello Stato e per lui, del Servizio Sanitario Nazionale.”

…Si tratta semplicemente di ammettere che l’incidente può capitare (forse in numero superiore a quello dichiarato possibile dal Ministero della Salute), e quindi riconoscere il danno provocato, senza trincerarsi dietro la formula “…presumibilmente genetica…” per non riconoscere il danno.

Vaccini e disturbi - bambino/a

In un paese civile, quale il nostro pretende di essere, riconoscere un errore, anche quando non c’è dolo, non può essere motivo di scandalo ma l’occasione per correggere eventuali distorsioni nelle procedure e nelle somministrazioni di farmaci, come appunto sono i vaccini.