La verità prima di ogni altro interesse
Chiediamo che sia riconosciuto il danno, certi del fatto che nessuno lo ha cercato e desiderato, ma che comunque c’è.
Quella VERITA’ che è sempre alla base di ogni ricerca scientifica, anche nel campo della medicina, e soprattutto, nelle aule di Giustizia. La Giustizia, infatti, basa la sua natura di essere, solo ed esclusivamente sulla verità. Quando viene a mancare l’interesse per la ricerca della verità, anche nelle aule di giustizia, si pratica solo una giustizia di comodo.
Ma vogliamo sperare e credere anche in una struttura pubblica (come il SSN) di uno Stato civile, che sia capace di dire: “si il danno è stato fatto e lo riconosco”, senza più trincerarsi dietro le ambiguità, del tipo: “…presumibilmente di natura genetica…”.
Chiediamo di conoscere la verità, quella vera, non quella di convenienza.
Si chiede, inoltre, di dare risposta alla domanda che certamente si fa il ragazzo, e sicuramente si farà in futuro, in merito alla causa della sua patologia.
Si chiede che il ragazzo viva con serenità la sua situazione, e che ha il diritto di conoscere la causa della sua patologia.
Ciò, lo si deve ad un ragazzo, nella speranza che possa vivere sereno e cosciente la sua vita con la disabilità che deve portarsi dietro.
Non è la ricerca di un colpevole che interessa, ma la verità dei fatti, che non può, ne deve, mai essere ommessa.
Infondo, la medicina in quando scienza, per poter progredire e svilupparsi nell’interesse della salute, ha sempre bisogno della verità.

Responsabilità
Vi è il sospetto che delle interferenze possano esserci state nella ricerca della verità.
Le responsabilità vanno ricercate nella precisa volontà di nascondere la verità: pensiamo per esempio:
– a) quelle dello Stato che dovrebbe riconoscere come previsto dalla legge n° 210/92 un risarcimento economico:
– b) le responsabilità mediche ed amministrative dell’ASL e del Servizio Sanitario Nazionale, che non hanno vigilato attentamente come era loro compito;
– c) le responsabilità delle case farmaceutiche che hanno prodotto i vaccini resi dannosi dalla presenza del mercurio (metallo pesante velenoso e il cui uso è stato vietato con decreto del Ministro della Salute nel 2003).
Cosa resta da pensare quando tali elementari quesiti restano inevasi?
La verità è sotto gli occhi di chi vuole conoscerla, (ed avrebbe il compito istituzionale di accertarla), perché il diritto è l’unica arma legittima di difesa dei più deboli contro l‘arroganza dei prepotenti.
Purtroppo abbiamo il sospetto che il riconoscimento del danno da vaccino da parte delle autorità sanitarie comporti una serie di responsabilità, che, forse, si tenta di occultare.
Viene il dubbio che in tutta questa vicenda, le analisi e le ricerche medico-scientifiche passino in secondo piano rispetto ad altri eventuali interessi che tale riconoscimento comporterebbe.
Pensiamo per esempio, al coinvolgimento delle case farmaceutiche che possono essere chiamate a rispondere, ma anche all’esborso finanziario a seguito di tale riconoscimento (sono molti i casi di danni da vaccino subiti in quegli anni).
Prima l’ASL, poi il Ministero della Salute si sono preoccupati di dichiarare che la causa sarebbe “presumibilmente di natura genetica”.
Aldilà del fatto che il “…presumibilmente…” non esclude nessuna ipotesi, quindi neanche quella della responsabilità dei vaccini, di chi li ha prodotti e chi li ha somministrati, rimane il fato che né l’ASL, né il Ministero della Salute e neanche il Tribunale e ancor meno, la Corte di Appello, ci hanno saputo dire “ chi e che cosa” ha provocato il danno.
Ecco perché non ci riteniamo soddisfatti delle giustificazioni del Servizio Sanitario Nazionale, e ancor meno dei giudizi della Magistratura.
Ma ciò che fa ancor più male è la constatazione che anche la “Giustizia” non sembra interessata alla ricerca della verità.
Vi è il dubbio che “i poteri forti” possano aver condizionato anche l’iter per la ricerca della verità nelle aule (o dietro le quinte) di giustizia.
Certo, è solo una ipotesi. Ma da come si sono svolti i fatti, non ci sentiamo di pensarla diversamente.
La verità viene prima di ogni altro interesse.
Sia L’ASL che il Ministero della Salute, non hanno mai comunicato cosa può essere realmente successo. Perché?
Viene il sospetto che abbiano qualche responsabilità da nascondere .
Non è tanto il beneficio economico che lo Stato dovrebbe risarcire come previsto dalla legge n° 210/92, ma il timore che siano chiamati in causa le responsabilità mediche ed amministrative dell’ASL e del Servizio Sanitario Nazionale, che non hanno vigilato attentamente come avrebbero dovuto.
Purtroppo, le sentenze del Tribunale e della Corte di Appello non vanno nella direzione della ricerca della verità.
Ma ciò che fa ancor più male è la constatazione che anche la “Giustizia” non sembra interessata alla ricerca della verità.
Rimane il dubbio che “i poteri forti” possano aver condizionato anche l’iter per la ricerca della verità nelle aule (o dietro le quinte) di giustizia.
Certo, è solo una ipotesi. Ma da come si sono svolti i fatti, non ci sentiamo di pensarla diversamente.
“…Alla luce di tutto quanto riportato nella ricostruzione dei fatti con l’anamnesi, nell’analisi della documentazione clinica esistente, nonché degli aspetti giuridici legati alla legge 210/92, è possibile affermare con ragionevole sicurezza che fra le vaccinazioni e la reazione avversa, esiste un nesso causale, o quanto meno concausale.”

“…Pur di negare il nesso causale con i vaccini, in molte occasioni vengono avanzate ipotesi assolutamente indimostrate e indimostrabili, al solo scopo di coprire le responsabilità per mancata vigilanza, anche incolpevole, dello Stato e per lui, del Servizio Sanitario Nazionale.”
…Si tratta semplicemente di ammettere che l’incidente può capitare (forse in numero superiore a quello dichiarato possibile dal Ministero della Salute), e quindi riconoscere il danno provocato, senza trincerarsi dietro la formula “…presumibilmente genetica…” per non riconoscere il danno.

In un paese civile, quale il nostro pretende di essere, riconoscere un errore, anche quando non c’è dolo, non può essere motivo di scandalo ma l’occasione per correggere eventuali distorsioni nelle procedure e nelle somministrazioni di farmaci, come appunto sono i vaccini.