PERCHE’ IL MANCATO RICONOSCIMENTO DEL DANNO DA VACCINO E’ UN FATTO POLITICO
Il mancato riconoscimento del danno da vaccino, da parte delle Sistema Sanitario Nazionale – ma anche da parte della magistratura – è un fatto politico.
La certificazione del danno da vaccino, comporta una serie di responsabilità e conseguenze, quali:
– Aprire le porte alle numerose richieste di risarcimento come previsto dalla legge
n 210/92;
– Chiamare in causa le case farmaceutiche che hanno prodotto quei vaccini;
– Le responsabilità di chi non ha effettuato maggiori e più severi controlli e non
ha vigilato attentamente;
– Le responsabilità di verificare che non ci siano contro-indicazioni con eventuali
patologie di cui il destinatario dei vaccini potrebbe essere affetto;
– Modificare il famigerato “Protocollo” per la somministrazione dei vaccini.
– Ma, soprattutto, si teme l’apertura di un dibattito sulla obbligatorietà dei
vaccini.
Ma c’è di più: Chi ha il compito di riconoscere il danno (da vaccino) spesso è parte in causa. Le ASL, la CMO (Commissione Medica Ospedaliera), il ministero della Salute, il SSN (Servizio Sanitario Nazionale).
Ecco perché è più semplice trincerarsi dietro la formula “presumibilmente genetica…” per non riconoscere del danno da vaccino.
Una semplice dichiarazione di non sussistenza di nesso causale, riduce e annulla il riconoscimento delle responsabilità di chi deve dare delle risposte ai quesiti fin qui esposti.
Cosa dire di fronte a tutto questo? Ma soprattutto, chi risponde a questi interrogativi?
Pur di negare il nesso causale con i vaccini, in molte occasioni vengono avanzate ipotesi assolutamente indimostrate e indimostrabili, al solo scopo di coprire le responsabilità per mancata vigilanza, anche incolpevole, dello Stato e per lui, del Servizio Sanitario Nazionale.
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Nel caso specifico: Le responsabilità dell’ASL e della C.M.O.
Danni da vaccini e mancanza di volontà di volerlo riconoscere.
Infatti il problema è proprio quello della mancanza di volontà di assumere la responsabilità di dichiarare il danno da vaccini. Purtroppo Il nostro Sistema Sanitario Nazionale invece di mettere al centro delle proprie attenzioni la salute dei cittadini, mette più attenzione agli interessi economici, soprattutto delle case farmaceutiche. Pur di non dire la verità sui danni da vaccini, Il ministro della salute, Il SSN, le case farmaceutiche, hanno preferito inventare timori inesistenti, sapendo di mentire, imponendo L’obbligo dei vaccini. Queste non sono solo considerazioni, ma la constatazione dei fatti, che quì riportiamo.
L’ASL non consegna i dati da noi richiesti.
In data 12 marzo 2004 viene inviata richiesta all’ASL di Como, che “…venga consegnata la specifica completa ed esaustiva delle date e dei numeri dei lotti di produzione delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative eseguite al proprio figlio, nonché l’indicazione del nome commerciale e delle ditte produttrici dei vaccini somministrati, entro 15 giorni dal ricevimento della presente…”
Il 25 marzo 2004 riceviamo risposta dall’ASL, con lettera firmata dal Direttore Distretto di Como, Cav. Pietro Peretta e dal Dirigente Responsabile U.O. Prevenzione Distretto di Como, dott. Aldo Palumbo, nella quale si legge:
“…La scheda non riporta i dati relativi al nome commerciale e numero di lotto dei vaccini utilizzati, poiché i registri vaccinali cartacei risultano smarriti a seguito dei ripetuti traslochi degli uffici afferenti a tale servizio. Solo per i nati dall’anno 1980 è in uso una registrazione informatizzata che – a partire dall’anno 2000 – consente di avere la disponibilità di tutti i dati. A partire dall’anno 1980, per i nuovi nati, è in uso una registrazione informatizzata che ha subito nel corso degli anni una progressiva evoluzione con registrazione dei dati in maniera via via più completa, fino a permettere – dall’anno 2000 – di avere la disponibilità di tutti i dati…” Questo è il servizio pubblico dell’ASL: perdono i dati importanti sui vaccini, a causa dei continui traslochi, guarda caso proprio quelli che ci interessavano: vaccino esavalente (sei vaccini in una dose sola n.d.r) eseguito il 15 luglio 1999, e il trivalante eseguito il 23 settembre 1999. Ce da crederci? E’ legittimo nutrire qualche sospetto? Credo si tratti piuttosto di nascondere la verità sui possibili danni da vaccini, e le conseguenze che ne potrebbero derivare.
Il 16 aprile 2004 inviamo nuova richiesta:
“…A seguito della VS del 25 marzo 2004, insoddisfatto delle comunicazioni ricevute, sollecitiamo (oltre le date delle vaccinazioni, per altro già note), la ricerca e la trasmissione dei nomi commerciali dei vaccini e le relative case produttrici, nonché la loro composizione. Trattandosi di dati relativamente recenti (a partire dal 1998) credo non sia difficile il loro reperimento. ….”
In data 10 maggio il Dirigente Responsabile U.O. Prevenzione Distretto di Como, dott. Aldo Palumbo, risponde: “…Si fa seguito alla Sua del 16 aprile u.s. relativa alla richiesta di integrazione a quanto già comunicato in merito alla vaccinazione di Suo figlio Michele Maria: si conferma che agli atti di questa Unità Operativa risultano i dati già trasmessi in allegato alla precedente nota del 25 marzo 2004 n. 29202 …”
Infatti, non ci è mai stato consegnato quanto da noi richiesto: le indicazioni del nome commerciale, le date e i numeri dei lotti di produzione delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative eseguite al proprio figlio, nonché l’indicazione del nome commerciale e delle ditte produttrici dei vaccini somministrati, nonché la loro composizione.
Dati che non ci sono mai stati consegnati.
Con la negazione dei dati richiesti, l’ASL ci induce a pensare che, c’è una precisa volontà di non far emergere la VERITA’.
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SUCCESSIVAMENTE CI RIVOLGIAMO ALLA C.M.O. DI MILANO E AL MINISTERO DELLA SALUTE.
Nel mese di marzo 2006 avviamo la procedura per il riconoscimento dei benefici previsti dalla legge 210/92 inoltrando All’ASL la relativa documentazione. A distanza di un anno circa, considerata la mancanza di riscontro, (pare che la pratica sia stata volutamente tenuta ferma) provvediamo ad un sollecito e, finalmente, l’iter burocratico inizia il suo percorso.
Il 2 ottobre 2007 veniamo convocati e ci rechiamo a Milano per sottoporre il bambino a visita medica presso la C.M.O. (Commissione Medica Ospedaliera).
Ci accoglie un medico militare, al quale esponiamo i fatti fin qui vissuti. Pur avendo tutta la documentazione sanitaria fornita, fa domande circa i tempi e le somministrazioni dei vaccini e chiede di conoscere la vicenda anche sul piano umano (dichiara di essere padre di un bambino piccolo e quindi comprensivo del nostro stato d’animo). Ci esprime solidarietà e ci comunica che l’esito della decisione sarà inviata a domicilio.
Circa quaranta giorni dopo arriva la comunicazione dell’esito.
La C.M.O. dichiara che il bambino “è affetto da atassia cerebellare”, e aggiunge che “…dalla infermità o lesione di cui ai punti 1 e 2 del precedente quadro A è derivata la seguente MENOMAZIONE PERMANENTE DELL’INTEGRITA’ PSICO-FISICA “ORGANO NEUROLOGICO”. ASCRIVIBILE ALLA 1^ CATEGORIA della tabella “A”, allegata al D.P.R. 30 dicembre 1981, nr. 834.
La C.M.O. nella sua esposizione dichiara e afferma:
STATO ATTUALE: Linguaggio difficoltoso, deficit cognitivo, evidente disturbo dell’equilibrio e della deambulazione.
ESAME OBIETTIVO: soggetto in buone condizioni di nutrizione e sanguificazione. Si prende atto della documentazione sanitaria allegata.
GIUDIZIO DIAGNOSTICO: Atassia cerebellare.
Inoltre: Si dà atto che è presente il medico di fiducia, che ha formulato osservazioni: ”…la diagnosi non è solo di Atassia ma anche di coinvolgimento di tutti i sistemi cerebrali, sia in fase acuta che cronica come è tipico delle encefaliti post vaccinali”.
Ciò nonostante, la C.M.O. afferma “…non si ritiene sussistere nesso di causalità tra le vaccinazioni obbligatorie e la infermità di cui al giudizio diagnostico”.
Queste le dichiarazioni.
Successivamente, in data 10/12/2007 presentiamo istanza di ricorso avverso il giudizio della C.M.O. al Ministero della Salute. Il 17 marzo 2009 viene recapitata la risposta: “In riferimento al ricorso proposto in data 10/12/07 dal Sig. Mascolo Francesco, in nome e per conto del figlio Mascolo Michele Maria, si trasmette copia del D.M. del 23/02/2009, con esito negativo…”
PURTROPPO IL MINISTERO EVITA DI ENTRARE NEL MERITO DELLE CAUSE CHE HANNO PRODOTTO IL DANNO, COME DA NOI DOCUMENTATO, E SI LIMITA AD ESPRIMERE IL SUO DINIEGO SOLO SULLA BASE DEL DINIEGO DELLA CMO.
QUESTA E’ VOLONTA’ POLITICA
In questo caso si evidenziano precise volontà di non riconoscere il danno da vaccino.
Pur di non riconoscere il danno, il SSN preferisce parlare di “causa presumibilmente genetica” anche di fronte all’evidenza dei fatti. L’ASL, attraverso, la dott.ssa Magella, dichiara: “…nella storia clinica del ragazzo, non appaiono sufficientemente esplorate ipotesi diagnostiche alternative rispetto alla vaccinazioni”. Ovvero, L’ASL dichiara che il danno subito da mio figlio sarebbe di natura “presumibilmente genetica”. Queste affermazioni, però contrastano con i risultati del DNA, (eseguiti al “Carlo Besta” di Milano) sia del ragazzo, sia dei genitori, che escludono la natura genetica. E che la CMO si è rifiutata di valutare.
Tutto ciò contrasta con la realtà dei fatti.
Come per altro afferma il dott. Natale Curtò (Specialista in Neurologia e Psichiatria Dirigente Medico Clinica Neurologica Osp. S. Gerardo di Monza) nella sua relazione del 10 dicembre 2007 a pag. 9 (di cui la dott.ssa Magella dovrebbe essere a conoscenza) cita testualmente: “…Il decorso delle malattie degenerative (come anche delle Atassie mitocondriali) che esordiscono in questa fascia di età, invece, è invariabilmente severo, con una rapida o lenta evoluzione verso la morte. Vi è, cioè, un’evoluzione che è l’opposto del nostro caso. La normalità della nascita, dell’immediato post-partum e delle prime settimane e mesi di vita, fino al 16° mese, inoltre, dimostrano l’assenza di patologie intrauterine o connatali, siano esse congenite o acquisite…”.
Queste affermazioni, contenute nelle relazioni portate all’attenzione della magistratura sono state del tutto ignorate nel giudizio finale del giudice. Non sappiamo perché. Ma questi sono i fatti.
DNA “TEST NEGATIVO”. In data 18 febbraio 2014 il ragazzo viene visitato dal dott. Stefano D’Arrigo del “C. Besta” di Milano. In quella sede viene concordato un ricovero.
Dal 27/6 al 3/7 2014 il ragazzo viene ricoverato presso il “C. Besta”.
Il medico, dott. Stefano D’Arrigo del “C. Besta” di Milano, visti i risultati diagnostici del ragazzo, nell’eventualità di un possibile danno genetico, dispone la ricerca del DNA.
L’esito del DNA (data campione 01/07/2014 data referto 03/10/2014) è:
“TEST NEGATIVO”. Ciò conferma che non vi sono modificazioni genetiche che possano essere correlate alla patologia di cui il ragazzo è effetto.
Inoltre, su richiesta del medico (richiesta facoltativa) viene effettuata la ricerca del DNA di entrambi i genitori: data prelievi dei campioni: 15/10/2015, data consegna referto 05/08/2016: Anche in questo caso l’esito è:
“TEST NEGATIVO”.
Tutto ciò conferma che non ci sono modificazioni genetiche (sia nel DNA del ragazzo, sia in quello dei genitori), e che il “presumibilmente genetico” è falso, quindi da escludere.
Per tanto la patologia non può che essere stata causata dai vaccini.
“ECCO PERCHE’ IL MANCATO RICONOSCIMENTO DEL DANNO E’ UN FATTO POLITICO

“…Alla luce di tutto quanto riportato nella ricostruzione dei fatti con l’anamnesi, nell’analisi della documentazione clinica esistente, nonché degli aspetti giuridici legati alla legge 210/92, è possibile affermare con ragionevole sicurezza che fra le vaccinazioni e la reazione avversa, esiste un nesso causale, o quanto meno concausale.”

“…Pur di negare il nesso causale con i vaccini, in molte occasioni vengono avanzate ipotesi assolutamente indimostrate e indimostrabili, al solo scopo di coprire le responsabilità per mancata vigilanza, anche incolpevole, dello Stato e per lui, del Servizio Sanitario Nazionale.”
…Si tratta semplicemente di ammettere che l’incidente può capitare (forse in numero superiore a quello dichiarato possibile dal Ministero della Salute), e quindi riconoscere il danno provocato, senza trincerarsi dietro la formula “…presumibilmente genetica…” per non riconoscere il danno.

In un paese civile, quale il nostro pretende di essere, riconoscere un errore, anche quando non c’è dolo, non può essere motivo di scandalo ma l’occasione per correggere eventuali distorsioni nelle procedure e nelle somministrazioni di farmaci, come appunto sono i vaccini.