Quale etica?
La vicenda che qui raccontiamo non è frutto di fantasia, ma la concreta realtà. Quella realtà che ci da la forza di guardare avanti sempre con fiducia.
Si, con fiducia. Perché solo se si guarda in faccia la realtà si può capire come le vicende umane vengono influenzate, e condizionate, dai comportamenti di chi è chiamato a gestire (con responsabilità?), anche la salute delle persone.
L’esperienza che abbiamo vissuto, e che continuiamo a vivere, ci porta sicuramente a riflettere sul comportamento umano.
Spesso siamo portati a credere che sono le “istituzioni” che non funzionano. Forse, in diversi casi, questo è vero.
Comunque, non è nostra intenzione porre in discussione, o sotto accusa, questa o quella categoria professionale, ma attirare l’attenzione su come, spesso, si danneggia il cittadino-utente.
Quello che qui vogliamo sottolineare è come queste persone, interpretano e applicano le legge, e i regolamenti, secondo la “loro” volontà. Magari secondo la “loro” formazione ideologica e a volte anche politica, o secondo la loro convenienza ed interesse che da tale comportamento ne può derivare.
Spesso vengono sottovalutati gli effetti che le loro azioni possono determinare su altre persone.
Per esempio:
Chi controlla la corretta somministrazione dei vaccini e la loro reale efficacia, e la loro reale composizione?
Chi si preoccupa di informare degli eventuali effetti collaterali che i vaccini possono provocare?
Chi ha il compito di informare che quella determinata patologia può essere in contrasto (o peggio dannosa) con la somministrazione del vaccino?
Chi è responsabile di eventuali danni?
A queste domande occorre dare risposta.
Ignorare queste domande comporta una grossa responsabilità per chi è preposto alla tutela della Salute Pubblica. E’ molto più comodo trincerarsi dietro la formula “presumibilmente genetica”, che ammettere le proprie responsabilità.
A tutte queste persone si chiede di rispondere con onestà etica e professionale, prima di tutto alla propria coscienza, ma anche e soprattutto, ai cittadini-utenti destinatari dei vaccini.

RESPONSABILITÀ UMANE
-Pensiamo, per esempio, ai medici che durante il ricovero del bambino (dal 1 al 4 settembre 1999) non hanno eseguito la TAC. Quell’esame avrebbe consentito di far emergere il danno (Atassia Cerebellare), provocato dal vaccino (pentavalente) del 15 luglio 1999 e non avremmo fatto il vaccino (trivalente) del 23 settembre 1999, che ha ulteriormente aggravato la situazione clinica.
-Pensiamo anche ai medici (Militari) della CMO di Milano, che hanno firmato il verbale senza aver visitato il bambino. Il colloquio del 2 ottobre 2007 (non vi è stata visita medica ma una raccolta dei fatti esposti) ha visto la presenza di un solo medico, mentre il verbale porta le firme di tre persone.
-Pensiamo ai funzionari del Ministero della Salute che hanno respinto la richiesta del riconoscimento del danno, senza aver mai visto e conosciuto il bambino.
-Pensiamo anche, al CTU (medico primario dell’ospedale dove più volte il bambino è stato ricoverato) che, nel corso della di visita collegiale, avvenuta alle ore 15.00 del giorno I4-05-20l0, alla presenza dei due CTP e che, unanimemente, verbalmente, concordavano di “ non dover sottoporre il ragazzo ad ulteriori stress tanto è evidente il danno e la situazione clinica”. Considerazioni che nella parte conclusiva della sua relazione evita accuratamente di menzionare. Viene da domandarsi: chi e che cosa gli ha fatto cambiare idea?
-Pensiamo alla sentenza del tribunale, che non ha tenuto conto della relazione del CTP (che pubblichiamo in questo sito), ma anche alla Corte di Appello di Milano, che senza aver consentito di esporre i fatti, hanno rigetto il ricorso. Quale verità è stata ricercata?
A tutte queste persone va, infatti, ricordato che “…se si fosse trattato di malattia genetica il bimbo nell’arco di un anno sarebbe andato incontro a morte certa. Invece, per fortuna, essendo la malattia di natura acquisita essa viene combattuta e ridotta con la cura, e i risultati si vedono… ”.
Ma c’è di più. I risultati del DNA del ragazzo e dei genitori confermano che non ci sono “difetti” genetici. Ecco perché non risponde al vero l’affermazione del “presumibilmente genetica”, sostenuta per non riconoscere il danno.
Il riconoscimento del danno da vaccino comporta un indennizzo per il danno provocato. Ma comporta anche una maggiore responsabilità di chi deve esercitare maggiori controlli sui vaccini, e accertarsi che non ci siano contro-indicazioni con eventuali patologie di cui il destinatario potrebbe essere affetto. Ma soprattutto, il riconoscimento del danno chiama in causa anche la responsabilità delle case farmaceutiche che hanno prodotto, e producono, i vaccini.

Ciò che ci conforta, però sono i risultati delle cure appropriate che tanti altri medici hanno prescritto, (i cui costi vengono sostenuti integralmente dalla famiglia senza l’intervento della Sanità Pubblica), e di cui vediamo i risultati positivi.
-Pensiamo al medico di Firenze che sin dalla prima volta che ha visitato il bambino (luglio 2002) ha diagnosticato il danno provocato da metallo pesante (mercurio), inoculato attraverso i vaccini. In quella circostanza ci è stato detto che con le cure appropriate – andando a rimuovere per quanto possibile, le cause (il metallo pesante) che lo avevano provocato – era possibile ridurre gli effetti. E i risultati li vediamo.
-Pensiamo al Medico dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma che nel mese di ottobre 2002, ha diagnosticato la carenza di Coenzima Q10, quasi certamente provocata dal danno subito a seguito dei vaccini.
-Pensiamo al Neurologo dell’Ospedale “San Gerardo” di Monza che in diverse relazioni a seguito di visite mediche sul ragazzo, ha sempre sostenuto la correlazione della diagnosi con i vaccini. Relazioni che si trovano in questo sito, e di cui non è mai stata contestata la veridicità.
-Pensiamo anche alla “Responsabile dell’Area Territoriale Prevenzione dell’ASL di Como” che invitato il ragazzo a presentarsi per Il 26 di agosto 2015 presso l’ambulatorio “…per la somministrazione del richiamo della vacinazione…, – di fronte alle perplessità espresse per un richiamo vaccinale – chiede, e dispone, la ricerca degli anti-corpi attraverso dei nuovi prelievi al ragazzo.
-Pensiamo ai risultati dei prelievi per una “tipizzazione molecolare degli allei “HLA”, per un dosaggio degli anticorpi, eseguiti il 25 maggio 2004 presso il laboratorio della “Fondazione Centro San Raffaele di Milano” confermano che non vi sono “difetti” genetici nella struttura molecolare del bambino.
-Pensiamo al medico del “C. Besta” di Milano che visti i risultati diagnostici del ragazzo, nel 2014 nell’eventualità di un possibile danno genetico, dispone la ricerca del DNA.
L’esito del DNA (data campione 01/07/2014 data referto 03/10/2014) è: “TEST NEGATIVO”. Ciò conferma che non vi sono modificazioni genetiche che possano essere correlate alla patologia di cui il ragazzo è effetto.
Inoltre, anche l’esito del DNA di entrambi i genitori (data prelievi dei campioni: 15/10/2015, data consegna referto 05/08/2016) dichiara “ TEST NEGATIVO”.
Tutto ciò conferma che non ci sono modificazioni genetiche (sia nel DNA del ragazzo, sia in quello dei genitori), e che il “presumibilmente genetico” è falso, quindi da escludere.
Grazie a questi medici e a questi risultati possiamo dire di essere, più sereni, ma anche avere più fiducia perché la VERITA’ prima o poi viene fuori.
Va ricordato, infatti, che fino all’età di 7/8 anni il bimbo, pur manifestando sintomi di miglioramento non riusciva a stare in piedi, e solo successivamente e lentamente ha acquisito la capacità di deambulazione, sostenuto da un adulto, o da ausili meccanici. Le visite mediche periodiche evidenziano un continuo, anche se lento, miglioramento nelle staticità e nella deambulazione (con evidente soddisfazione di chi gli vuole bene e degli stessi medici che lo hanno in cura), anche se quando cammina ha una andatura incerta e ondeggiante. Attualmente il ragazzo oltre alle attività scolastiche, frequenta attività sportive, in modo particolare canottaggio, anche agonistico, con soddisfacenti risultati. Ciò conferma, come sostenuto dal neurologo, che “…se si fosse trattato di malattia genetica il bimbo nell’arco di un anno sarebbe andato incontro a morte certa. Invece, per fortuna, essendo la malattia di natura acquisita essa viene combattuta e ridotta con la cura, e i risultati si vedono… ”.
Queste persone sono sicuramente la stragrande maggioranza, e alle quali va il nostro totale e convinto Grazie.
Purtroppo, questo stesso scrupolo, professionale ed etico, non viene espresso da chi è chiamato a certificare il danno causato.
“…Alla luce di tutto quanto riportato nella ricostruzione dei fatti con l’anamnesi, nell’analisi della documentazione clinica esistente, nonché degli aspetti giuridici legati alla legge 210/92, è possibile affermare con ragionevole sicurezza che fra le vaccinazioni e la reazione avversa, esiste un nesso causale, o quanto meno concausale.”

“…Pur di negare il nesso causale con i vaccini, in molte occasioni vengono avanzate ipotesi assolutamente indimostrate e indimostrabili, al solo scopo di coprire le responsabilità per mancata vigilanza, anche incolpevole, dello Stato e per lui, del Servizio Sanitario Nazionale.”
…Si tratta semplicemente di ammettere che l’incidente può capitare (forse in numero superiore a quello dichiarato possibile dal Ministero della Salute), e quindi riconoscere il danno provocato, senza trincerarsi dietro la formula “…presumibilmente genetica…” per non riconoscere il danno.

In un paese civile, quale il nostro pretende di essere, riconoscere un errore, anche quando non c’è dolo, non può essere motivo di scandalo ma l’occasione per correggere eventuali distorsioni nelle procedure e nelle somministrazioni di farmaci, come appunto sono i vaccini.