Quanti perché senza risposta
Verità nascoste
Prima l’ASL, poi il Ministero della Salute si sono preoccupati di dichiarare che la causa sarebbe “presumibilmente di natura genetica”.
Aldilà del fatto che il “…presumibilmente…” non esclude nessuna ipotesi, quindi neanche quella della responsabilità dei vaccini, di chi li ha prodotti e chi li ha somministrati, rimane il fato che né l’ASL, né il Ministero della Salute e neanche il Tribunale, e ancor meno la Corte di Appello, ci hanno saputo dire “chi e che cosa”ha provocato il danno a nostro figlio.
Ecco perché non ci riteniamo soddisfatti delle giustificazioni del Servizio Sanitario Nazionale, e ancor meno dei giudizi della Magistratura.
Come si vede da queste semplici considerazioni, (e come riportato in tutte le cartelle cliniche che sono parte integrante della documentazione agli atti), si può tranquillamente affermare una totale negligenza della struttura sanitaria pubblica.
A dimostrazione di quanto qui viene affermato c’è il diniego della stessa ASL a fornire i lotti vaccinali come è stato da noi richiesto, e non forniti con il pretesto della perdita dei relativi registri “a causa dei continui traslochi”. Perché?
In tutta questa vicenda, ci sono degli “attori” che non vengono mai citati:
– Quale ruolo hanno svolto, e forse continuano a svolgere, gli interessi delle case farmaceutiche che hanno prodotto quei vaccini?
– Quale ruolo hanno svolto, e continuano a svolgere, gli stessi funzionari dell’ASL per la ricerca della verità?
Viene il sospetto che ci siano anche delle responsabilità penali che si stanno nascondendo. Alla faccia della salute dei cittadini.
Inoltre appaiono molto discutibili le affermazioni del CTU quando dice “…Tuttavia il bimbo presentava sintomi cronologicamente non gravi…” come riportate nelle note che hanno portato al diniego dell’accoglimento della richiesta dei ricorrenti.
Esse poi contrastano con quanto sostenuto dal CTP, e che nella sentenza non vengono citate.

Queste sono affermazioni del tutto prive di fondamento, che contrastano con quanto da Egli stesso ha affermato in presenza dei CTP. Perché non dice da dove a tratto queste informazioni?
Viene da chiedersi se tale comportamento sia perfettamente consono al giuramento di Ippocrate che lo stesso CTU (in quando medico) dovrebbe aver fatto all’atto dell’inizio della sua carriera medica.
Infatti, va precisato che a seguito della visita medica, effettuata al bambino (oramai ragazzo) nello studio medico del CTU alla presenza dei CTP, unanimemente gli stessi verbalmente avevano convenuto di “ non dover sottoporre ad ulteriori stress il bambino, tanto era evidente la situazione clinica”.
Perché di questa considerazione non vi è traccia nella relazione conclusiva del CTU?
Senza voler entrare nel merito delle considerazioni di natura medica (per altro documentate e agli atti), viene da domandarsi: come mai il CTU solo alla fine della sua relazione esprime il parere di non causalità tra la patologia e i vaccini, mentre nel corso della visita medica e negli incontri con i CTP la sua opinione sembrava essere ben diversa?
Viene da chiedersi: chi e che cosa gli ha fatto cambiare parere?
Perché lo stesso CTU, alla data della prevista consegna della sua relazione aveva chiesto un ulteriore proroga?
Viene il sospetto che qualche interferenza possa esserci stata.
E poi, in un processo, chi controlla la veridicità delle affermazioni fatte dal CTU per la ricerca della verità?
“…Alla luce di tutto quanto riportato nella ricostruzione dei fatti con l’anamnesi, nell’analisi della documentazione clinica esistente, nonché degli aspetti giuridici legati alla legge 210/92, è possibile affermare con ragionevole sicurezza che fra le vaccinazioni e la reazione avversa, esiste un nesso causale, o quanto meno concausale.”

“…Pur di negare il nesso causale con i vaccini, in molte occasioni vengono avanzate ipotesi assolutamente indimostrate e indimostrabili, al solo scopo di coprire le responsabilità per mancata vigilanza, anche incolpevole, dello Stato e per lui, del Servizio Sanitario Nazionale.”
…Si tratta semplicemente di ammettere che l’incidente può capitare (forse in numero superiore a quello dichiarato possibile dal Ministero della Salute), e quindi riconoscere il danno provocato, senza trincerarsi dietro la formula “…presumibilmente genetica…” per non riconoscere il danno.

In un paese civile, quale il nostro pretende di essere, riconoscere un errore, anche quando non c’è dolo, non può essere motivo di scandalo ma l’occasione per correggere eventuali distorsioni nelle procedure e nelle somministrazioni di farmaci, come appunto sono i vaccini.